Le diverse idealità etiche e politiche poste al centro della riflessione illuministica si coordinano su un unico piano fatto di tensioni morali tutte liberanti. Da qui discende l’esigenza prima della ragione pratica dell’Illuminismo: il rigetto delle astrazioni metafisiche e teologiche, di tutti i dogmatismi che limitano e condizionano la personalità morale degli uomini. E’ questo un fatto notevole che l’Illuminismo italiano porta a massima espressione, ad apici non eguagliati. Nella Pubblica felicità di Ludovico Antonio Muratori, così come nella Scienza della Legislazione di Gaetano Filangieri, o nei Saggi politici di Francesco Mario Pagano, troviamo l’origine e la maturazione di quelle idee di liberazione dagli asservimenti giuridici, sociali ed economici che saranno poste alla base dei processi rivoluzionari ed emancipatori dell’ultimo Settecento italiano, repubblicano e giacobino, e del Risorgimento ottocentesco. Nell’intorno osserviamo un fervore intellettuale originale e denso di nuove, poderose, acquisizioni culturali e morali. Vediamo le affermazioni giuridiche della Toscana di Pietro Leopoldo ed anche l’intenso e moderno produrre del Settecento napoletano dei Galiani, dei Tanucci, ed ancora dei Filangieri e dei Pagano. Notiamo, infine, stagliarsi nitidamente il concetto moderno di Stato di diritto e l’affermazione del garantismo costituzionale, ma anche, e soprattutto, le essenzialità rivoluzionarie dell’educazione, dell’istruzione e della cultura, sempre intese come permanenti supporti ad ogni necessario incedere del progresso e della vera democrazia. Sono tutte idee forti che si inseriscono in un circuito europeo all’intero del quale si riscontrano le più raffinate elaborazioni concettuali dell’Illuminismo francese, tedesco e russo.