Mirella Delfini, si sa, ha un forte, chiaro e inusuale talento giornalistico, ma ciò che a parer mio la rende, se non unica, molto rara tra i giornalisti-scrittori (che da questa doppia definizione si avvantaggiano di una fama spesso immeritata) è quel tanto di estroverso, rabdomantico e magico su cui si basa la sua inedita, ma sempre scientifica, lettura della realtà. Del resto chi ha una visione più ampia - lo diceva Nietzsche secondo il quale non esistono le cose e i fatti, ma le loro interpretazioni - aggiunge qualcosa alla famosa disputa tra il razionale e il ‘reale’, portando più luce, perfino più gioia. È così che la Delfini, da tutto ciò che suscita la sua curiosità, trae una lettura inedita, capace di stupire. Come quella storia bellissima dei ragni che, è provato, si costruiscono misteriose bolle che somigliano a mongolfiere per salire e vedere dall’alto questo mondo che ha tante forme di vita sconosciute e indicibili. Un mondo pieno di cose che spesso conosciamo in modo diverso: imbruttite, banalizzate, stravolte e persino criminalizzate. Ecco perché questo libro va letto. Per vedere al di là dell’ombra sbiadita “di quanto noi non siamo, non sappiamo”.