Pietro Trapassi ha scritto questo romanzo appassionato per ricordare il fratello Mario, che aveva quasi 33 anni quando, il 29 luglio 1983, morì a Palermo insieme a un collega e al giudice Rocco Chinnici a causa di un’auto imbottita di tritolo. Mario, maresciallo dei carabinieri con una moglie e quattro figli, era caposcorta del giudice istruttore diventato bersaglio della mafia. Pietro fu raggiunto dalla terribile notizia a Firenze, dove viveva. Da quel giorno la figura del fratello, più giovane di lui di 11 anni, diventò uno dei simboli dell’Italia dei giusti, dell’Italia che ha ragione, di quella che difende i diritti attraverso i proprio doveri.