“La casualità degli eventi mi aveva condotto fino a lì senza che possedessi certezze utili a capire se ero stato autore o esecutore materiale di quel periodo di vita. Sapevo che in molte situazioni di dubbio tra il fare o non fare qualcosa di diverso, di fronte a nuove possibilità che mi si presentavano, avevo istintivamente risposto: “perché no?”. Medicina piuttosto che Ingegneria? Perché no? La Cattolica invece della Sapienza? Perché no? L’ospedale anziché l’Università? Perché no? La flebologia e la chirurgia estetica al posto della chirurgia generale? Perché no? Roma e non il vecchio ospedale? Perché no? Nelle decisioni in cui non sapevo realmente cosa convenisse fare avevo optato sempre per la diversità ma non sapevo dare un senso a tutto ciò. Ero attratto da quella divergenza dal comune e sentivo di doverla trasferire nella mia vita professionale, ritenevo di poter trasgredire, cominciavo a vedere con un altro occhio quel “perché no?” Non ero certo che mi avesse condotto fin lì ma credevo che mi dovesse condurre da lì.”