Due sono gli scenari geo-politici di interesse primario: il Medio Oriente o quel che ne resta, squassato dalla guerra che si consuma nel Nord Iraq. Uno scacchiere che ha superato per dinamiche e per gravità la sempiterna contesa tra palestinesi e israeliani. Il nocciolo di questa guerra asimmetrica, perché è difficile comprendere agonisti ed antagonisti, si consuma per la supremazia su un territorio cruciale per il passaggio ed il trasferimento di oil e gas da quelle zone verso Europa e Occidente. Un conflitto che ormai data dal 1990 su un'area, un tempo OPEC, ma ora con un tourbillon di rapporti (Iran, Turchia, Russia e USA). In mezzo l’ISIS. L’altro scenario è il drammatico cambiamento climatico per effetto dell'uso irrazionale di fossili. La Conferenza di Parigi (COP21) stenta a partorire una risoluzione che il mondo civile aspetta perché gli interessi nel settore petrolifero sono duri a morire. Un mondo consapevole spera ancora che le energie alternative, finora utilizzate in percentuali irrisorie, entrino definitivamente nei nostri stili di vita, dedicando attenzione alla prevenzione delle tante patologie da gas tossici.