Un’umanità nuova si manifesta nei secoli attorno all’inizio dell’era cristiana. Avvengono alcuni cambiamenti culturali a vari livelli che influiranno sui secoli a venire.
Un rappresentante di questi uomini che andavano emergendo fu Giuseppe, che ci fa intravedere un’umanità in crescita, cioè che va oltre alcuni limiti naturali e culturali, sia laici che religiosi, come preannuncia il suo nome (Giuseppe: “aggiunga”). Egli è figura di uomo e padre prototipo, di cui oggi sentiamo la “mancanza”. Tale figura che emerge dalla preistoria è quella di un uomo che saprà prendere delle decisioni non solo per sé, che accetterà figli non suoi, entrando in un ruolo di “pater incertus”, ma comunque di padre.
Padre che si prenderà cura del figlio Gesù, proteggendo e salvando lui e la madre, portandoli in Egitto, dove educa il figlio ed educandolo viene educato lui stesso a diventare padre. Giuseppe, in pochi anni ma con fondamentali decisioni, fa partire, assieme ad altri padri sconosciuti, quella che poi sarà la famiglia e la società come le conosciamo.
Il libro cerca di porre in luce il vero padre terreno di Gesù, spesso “assente” nella teologia; secondo l’autore, psicologo e teologo, Gesù con la sua esistenza terrena ci ha offerto oltre l’immagine del Dio Padre invisibile anche l’immagine di suo padre visibile Giuseppe, così da svelare chi egli fosse, sia sul piano delle relazioni familiari sia sul piano della storia umana, per così comprendere meglio anche la Storia della Salvezza.