La vita di Irene è un percorso incerto e accidentato. Anna Claudia, sua madre, l’ha custodita dentro la pancia, l’ha partorita senza poterla abbracciare, l’ha aspettata giorno e notte in rianimazione mentre combatteva per sopravvivere, coccolandola, poi, con dolcezza, in un reparto di ospedale. Ora la accompagna con tenacia e determinazione nel tentativo di vivere una vita normale nel “mondo degli altri”.In questo libro, scritto da una mamma diversa, impegnata a comprendere quale possa essere il mondo di una figlia che non possiede la parola, intenta a capire le sue necessità soprattutto attraverso un linguaggio non verbale, fatto di segnali impercettibili, una mamma che deve fare i conti con speranze frustrate, angosce, diritti negati e rimpianti, senza però nessuna commiserazione, recriminazione o rancore, c’è dentro un pezzo di vita reale ma surreale, fatto di morte e di rinascita; si avvicendano uomini, donne e bambini con la stessa sorte, forse peggiore, che si accompagnano nelle sale di aspetto ospedaliere, condividendo calore e dolore. Ci sono medici, infermieri e amici. Questi ultimi, pochi in realtà, ma che hanno saputo dare e rispettare, senza far finta di non vedere. C’è la scuola e la difficoltà dell’inclusione, c’è la burocrazia arrogante e le leggi spesso farraginose, ma anche tante piccole cose buone.Infine, c’è Irene, la quale, nonostante la disabilità, oggi “sta carina”, vive serena e felice, per quanto lei possa percepire questa condizione come la immaginiamo noi.I suoi occhi e il suo sorriso lo confermano, ogni giorno, nonostante la sua sia una vita a metà.