La scimmia randagia, "interamente dedicato" al figlioletto Arturo, è uno dei libri più suggestivi che io abbia incontrato di questi tempi, folto e ricco, mosso da una scansione o meglio palpitazione interna al verso libero di cui l'autrice, oggi alla soglia dei quarant'anni, si avvale con bravura. L'estro della combinazione analogica è sovrano, può iterarsi e moltiplicarsi inesauribilmente, ma non per gioco, se le 'cose' dette in queste pagine hanno rintocchi intensi, spesso provocatori. Mentre descrive e circoscrive, la parola spazia oltre, fruga dietro, scava sotto ciò che appare.