Sulla bocca di tutti è un libro caratterizzato da una fortissima densità sinestesica e semantica, e c’è, nel procedere dei versi per accumulo, una forte urgenza del dire, una forte tensione che è etica ed estetica. La poetessa raggiunge una forma trasparente ed elegantissima, sorvegliatissima, in una raccolta in cui ogni elemento detto è ottimamente risolto, con una dizione sorvegliatissima: sono frequentissimi i versi lunghi, caratterizzati da un’ottima connotazione espressiva. Nel susseguirsi dei versi l’io poetico si dipana in maniera omogenea in una lingua lirica tagliente e subisce una mitosi, cioè quel processo di filiazione, di separazione cellulare, sdoppiandosi dalla prima persona della scomparsa, di una madre “pazza d’amore perdutamente incatenata”, al soggetto ricordante e figliare, l’autrice; da un luogo cioè segreto e mitico della memoria individuale al “guscio esterno della terra”. Sulla bocca di tutti, presenta una forte ambivalenza, tra la chiarezza narrativa dei testi e la complessità dei significati, nel loro riflettere incessante sulla vita, una vita considerata a partire da una natura inquietante, che viene interiorizzata; un pregevole esercizio di conoscenza. Si prova in tutta la stesura del testo un forte anelito verso l’assoluto […] anche in questi versi, che hanno per argomento l’attentato dell’undici settembre alle Torri Gemelle, incontriamo un forte senso della fisicità nei molari scheggiati per il digrignare durante il sonno; qui viene detto il peggio con una descrizione di inferriate, cemento e macerie: vengono dette le sensazioni di alcune vittime del tragico evento e la descrizione ha un carattere fortemente numinoso e materico.