Nel clima difficile della guerra, di fronte a scenari incerti, la cultura giovanile italiana, già sollecitata nei littoriali, non cessa di esprimersi. Alcune testate giovanili sono soppresse, altre si trasformano, altre ancora ne sorgono in modi inediti, voci di una provincia che non vuol rimanere tale.
Nel caso che parte da Forlì sul finire del 1939, e che espimerà “Via Consolare”, poi “Spettacolo” e “Pattuglia”, si ha la riprova che esiste, in campo nazionale, una generazione che si cerca ed intende riconoscersi. Arte e vita sono ideali che debbono sapersi fondere, nella ricerca di un italiano nuovo davvero, al di là della retorica e della propaganda. Teatro, cinema, arti figurative sono i sentieri scelti per manifestare questa volontà sulle pagine delle riviste forlivesi, ma distribuite ed influenti in campo nazionale, e con le Edizioni di Pattuglia. C'è tra questi giovani avvertiti e sensibili un’esigenza di modernità che fa volgere lo sguardo verso occidente piuttosto che verso l’innominato alleato tedesco.
Quel che manca semmai è lo spazio di libertà reale, mal calcolato, che causerà la chiusura d’autorità dell’esperienza, alla vigilia del 25 luglio 1943. Ma intanto è maturata una vasta coscienza di generazione.
Oltre alla storia di questa esperienza, resa possibile dal confronto di archivi finora inesplorati - le carte dei forlivesi Walter Ronchi e Armando Ravaglioli - si descrive anche la coeva attività teatrale, in particolare giovanile ma non solo, grazie ad un fondo fotografico conservato da Ronchi con le carte di “Pattuiglia”, ed all’archivio di Alberto Perrini, direttore tecnico del Teatro Guf dell’Urbe.