Questo romanzo è tratto da una storia vera, quella di mio padre e del suo compagno meccanico. Non è però la trascrizione su dettatura di un racconto, bensì un collage di ricordi frammentati, di battute estemporanee, di imprecazioni che ho colto e raccolto in quarant’anni di convivenza con lui. Giacomo, come credo tutti quelli che hanno vissuto quei terribili periodi, non ha mai voluto ricordare. Anche per questo ho scelto di iniziare questo romanzo solo dopo la sua morte, avvenuta il 27 gennaio 2010 all’età di 93 anni. La fuga di Giacomo e Rino, nella limpida ed efficace narrazione di Chiappero, emoziona e commuove. Una fuga per la vita che passa per le ultime ore dell’universo concentrazionario nazista, le violenze dei vincitori sui vinti, l’umanità che non è scomparsa negli stessi tedeschi e nei militari dell’Armata Rossa.